Hai presente la scena iconica del Grande Gatsby? Leonardo Di Caprio, nei panni di Gatsby, e il giovane agente di borsa Nick entrano in un barber shop apparentemente normale. Gatsby bussa sul muro dietro il listino prezzi, rivelando un passaggio segreto. I due si ritrovano così in uno speakeasy: un locale clandestino dall’atmosfera raffinata ed esclusiva, con musica alla moda, risse tra clienti e fiumi di alcol. La scena raffigura perfettamente gli speakeasy degli anni del proibizionismo americano. I secret bar di oggi sono completamente diversi: a norma di legge, dove non trovano più spazio certi eccessi, questi locali hanno tuttavia conservato il fascino del mistero e della segretezza. Scopri i locali di Roma particolari tra speakeasy e secret bar.
Cosa sono gli speakeasy
“Speak easy, boy!”: la leggenda narra che in un locale illegale in Pennsylvania, la proprietaria intimò ai clienti di parlare piano per evitare di essere scoperti dalla polizia, dando origine così al termine “speakeasy”. La segretezza era fondamentale e per entrare era necessaria una parola d’ordine.
Oggi, gli speakeasy sono tornati, soprattutto nelle grandi metropoli. Pur senza la clandestinità di un tempo, conservano il fascino retrò e l’atmosfera vintage. Gli arredi si ispirano agli anni ’20, con poltrone in pelle e legni scuri. Questi locali mantengono la tradizione della segretezza e dell’esclusività: per accedervi, spesso è necessaria una parola d’ordine, diffusa tramite passaparola, indovinelli e giochi sui social.
3 Speakeasy a Roma: scopri i secret bar della Capitale
Se ti trovi a Roma e desideri immergerti nei suoi vicoli ricchi di mistero, ecco i nostri 3 speakeasy consigliati. Ma ricorda, “speak easy”, parla piano!
1. JERRY THOMAS
Il Jerry Thomas è il punto di riferimento degli speakeasy in Italia. Fondato a Roma nel 2010 dall’unione di quattro maestri miscelatori – Roberto Artusio, Leonardo Leuci, Antonio Parlapiano e Alessandro Procoli – è stato uno tra i primi speakeasy nel panorama italiano.
Per accedervi è necessaria una parola d’ordine, la cui risposta è nascosta all’interno nell’homepage del loro sito web e cambia regolarmente, bisogna solo scoprirla. Quindi se vuoi varcare quelle porte, occhi ben aperti!
2. ARGOT CAMPO DEI FIORI
Tra i secret bar della Capitale, Argot in Campo dei Fiori è certamente unico. Ispirato non al proibizionismo degli anni ‘20, ma alle corti dei miracoli francesi, Argot ricorda un vero salotto parigino, con divani in pelle, decorazioni barocche e luci soffuse.
Argot era la parola francese con cui si chiamava il gergo in codice parlato da mendicanti, malavitosi e poeti nelle corti dei miracoli della Parigi seicentesca. La stessa atmosfera di convivialità, spogliata ovviamente di tutti gli aspetti criminosi, è stata ricreata nel secret bar romano.
Da Argot ogni dettaglio omaggia l’arte, a partire dalla drink list. Il nome Flusso di coscienza fa riferimento alla tecnica narrativa introdotta dai grandi scrittori del Novecento, da James Joyce a Jack Kerouac, ai quali i bartender di Argot si ispirano per la formulazione creativa e svincolata delle loro miscele e drink.
3. CLUB SPIRITO
Spostiamoci al Pigneto, il quartiere che Pier Paolo Pasolini definiva “una Roma che non era Roma” e che tanto amava, utilizzandolo come set per film come “Accattone”. Oggi, il Pigneto è molto cambiato, trasformandosi da un’area con echi pasoliniani a una zona riqualificata e gentrificata.
In questo quartiere si trova il Club Spirito, un locale che i suoi ideatori, Massimo Innocenti e Agathe Jaubourg, preferiscono definire un «cocktail bar con un concept diverso, un club esclusivo per amanti del buon bere». Non è proprio uno speakeasy, ma ha un’atmosfera altrettanto affascinante.
Come si entra? Dirigetevi alla Premiata Paninoteca Pigneto, raggiungete il fondo verso le “Carni Scelte”, citofonate e aspettate che una voce vi risponda. Sarete catapultati in un ambiente dall’atmosfera newyorkese, con croupier, roulette e una proposta di miscelazione intrigante, accompagnati dai deliziosi panini della Paninoteca.