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Argot è lo speakeasy segreto nel cuore di Roma

Argot è lo speakeasy segreto nel cuore di Roma

Argot è lo speakeasy segreto nel cuore di Roma

Mai sentito parlare di speakeasy? I secret bar sono una tendenza accattivante della vita notturna cittadina, sempre più ricercata e ormai diffusa in moltissime città. Argot è lo speakeasy segreto nel cuore di Roma che omaggia la letteratura, la musica e l’arte del buon bere. Continua a leggere e scopri come accedere all’esperienza unica di Argot.

Cosa sono gli speakeasy

Gli speakeasy sono particolari cocktail bar, il più delle volte segreti e accessibili solo tramite passaparola o precise regole. Questi esclusivi secret bar si trovano in angoli non sospetti delle città, con ingressi anonimi e non in vista, e propongono ai fortunati frequentatori che riescono a entrare drink list di altissima qualità che omaggiano il culto della mixologia.

Un aspetto intrigante dei secret bar sono le loro atmosfere retrò, spesso ispirate ai ruggenti anni venti, che le rendono location perfette per serate a tema con dress code particolari. Il più delle volte, entrando in uno speakeasy si ha la sensazione di immergersi in un’altra epoca, grazie all’arredamento vintage in stile Grande Gatsby curato nei minimi dettagli e alla musica swing, tipica di quegli anni. 

Storia degli speakeasy degli Anni Venti

La storia degli speakeasy comincia proprio negli anni venti del Novecento, durante il proibizionismo americano, quando il governo degli Stati Uniti decise di bandire gli alcolici, vietandone la produzione, il commercio e, ovviamente, il consumo.

In risposta al divieto, come insegnano i libri di storia, la domanda di alcolici non crollò. Anzi, si diffusero il contrabbando e il mercato nero, orchestrati dalla malavita organizzata, nonché una serie di locali clandestini dove le bevande alcoliche venivano servite illegalmente.

Nascono così gli speakeasy, bar segreti, il più delle volte nascosti nel retrobottega di negozi o case private, dove si poteva consumare alcolici in totale discrezione e riservatezza.

Origine del nome speakeasy

Leggenda vuole che il nome speakeasy sia ancora più antico e che risalga ai tempi dei saloon illegali di fine Ottocento. In particolare, il nome riprenderebbe il monito di abbassare la voce, “Speak easy, boys!”, di una nota locandiera di Pittsburgh per non far scoprire la sua attività illecita. 

Secondo un’altra ricostruzione, invece, speak easy era il suggerimento che, negli anni del proibizionismo, i baristi dei locali clandestini davano ai clienti per ordinare alcolici senza dare nell’occhio.

Come entrare in un secret bar

Qualunque sia l’origine del nome, la peculiarità ripresa dagli speakeasy di oggi, perfettamente legali, che li rende davvero affascinanti è la segretezza.

Ingressi nascosti, spesso collegati a insospettabili esercizi commerciali, luci soffuse e riservatezza sono elementi che non possono mancare in uno speakeasy. In alcuni casi, si tratta di veri e propri club esclusivi a cui si può accedere solo tramite una parola d’ordine o una password, spesso diffusa tramite passaparola o su invito privato.

Secret cocktail bar, parola d’ordine: mixology

Se si è appassionati di mixology non si può non provare l’esperienza del secret bar. Infatti, a distinguere questi esclusivi locali è anche la proposta di alcolici ricercati e di altissima qualità. In uno speakeasy si possono apprezzare cocktail di culto e creazioni uniche di bartender esperti e appassionati.

D’altronde, si dice che l’arte della mixologia muova i suoi primi passi proprio dalle miscele arrangiate dai baristi clandestini per mascherare liquori e distillati, come la leggenda del Long Island lascia immaginare.

Speakeasy Roma: scopri Argot, il secret bar nascosto nel centro di Roma

Tra i secret bar capitolini, Argot offre un’esperienza unica nel suo genere. Ispirato non al proibizionismo degli anni ‘20, ma alle corti dei miracoli francesi, Argot ricorda un vero salotto parigino, con divani in pelle, decorazioni barocche e luci soffuse, dove al centro sono la letteratura, la musica e l’arte del buon bere.

Argot era la parola con cui si chiamava il gergo in codice parlato da mendicanti, malavitosi e poeti nelle corti dei miracoli della Parigi seicentesca. La stessa atmosfera di convivialità, spogliata ovviamente di tutti gli aspetti criminosi, è stata ricreata nel secret bar romano.

Da Argot ogni dettaglio omaggia l’arte, a partire dalla drink list. Il nome Flusso di coscienza fa riferimento alla tecnica narrativa introdotta dai grandi scrittori del Novecento, da James Joyce a Jack Kerouac, ai quali i bartender di Argot si ispirano per la formulazione creativa e svincolata delle loro miscele e drink. 

Se vuoi vivere un’esperienza unica in uno speakeasy all’insegna della più alta mixologia, della buona musica e della convivialità, contatta Argot e scopri come accedere.